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"Le sirene sono per antonomasia l'incarnazione (o meglio, guardando certe raffigurazioni, verrebbe da dire la 'impescificazione') del richiamo, del richiamo seduttivo, attraente, che nell'immagine omerica si musicalizza in 'un suono di miele'. Nel caso della scrittura oplepiana (ma la riflessione si può estendere alla scrittura in generale) il richiamo è dato dalla sirena-pagina bianca, o in una versione più attuale sirena-schermo bianco del PC, che attrae lo scrittore e lo invoglia a scompaginare il candido pallore del foglio di carta o del video in ardimentose combinazioni di parole; una sirena-pagina bianca che esercita su chi scrive un fascino irresistibile perché alla fin fine, come sosteneva Kandinskij, che di colori se ne intendeva, il bianco non è che un ricettacolo di immagini mentali, di un silenzio ricco di possibilità, uno spazio - aggiungiamo noi - sul quale tracciare la rotta di una personalissima navigazione linguistica".